Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei… ma spero che non ti venga mai in mente di chiedermi: mi presti un libro?

Le storie creano dipendenza. Lo sanno bene i lettori ossessivi, ma anche gli scrittori e tutti coloro che hanno a che fare con i processi creativi. Lo sa bene Grant Snider, che grazie a questa ossessione ha realizzato il piccolo gioiello Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei, uscito in Italia a novembre 2020 per Feltrinelli Comics e pubblicato in originale con il titolo The Shape of Ideas.

Snider è americano, scrive sul Kansas City Star, sul New York Times e sul New Yorker; è il creatore del seguitissimo e decisamente produttivo blog Incidental Comics (che vi si consiglia di andare a sbrirciare!) e i suoi fumetti sono raccolti anche in The Best American Comics. Qualcuno ha definito il suo lavoro ideational cartooning per i temi che tratta e la capacità di offrire ai suoi lettori diverse chiavi di lettura.

La cosa specialissima che è riuscito a fare qui è creare una raccolta di pagine a fumetti in cui parla di ogni sfaccettatura della narrazione, dalle ossessioni dei lettori alle difficoltà del processo creativo, costruendo racconti per immagini che ricordano il naif delle strisce dei corrierini, ma cariche di una sferzante punta di ironia che ci lascia con un sorriso vero ad ogni fine pagina.

I suoi disegni sono semplici, puliti, dai colori caldi: perfino il suo grigio lo diventa, perché sempre abbinato all’arancio o alle tonalità del verde e del rosso. Piccole chicche sono la presenza nelle ambientazioni di un gatto, animale di compagnia simbolo del lettore ma anche dello scrittore, e il lettering che cambia, seguendo il fitto numero delle vignette, che sono quasi degli haiku.

Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei è diviso in sezioni, che partono dalla tragica confessione dell’autore: “Sono innamorato dei libri.” Chi soffre della stessa malattia riconoscerà nelle pagine seguenti le manie che ne sono sintomo: dalla sfacciata osservazione con conseguente giudizio delle librerie degli altri, alla straziante difficoltà della scelta di un libro e alla creativa organizzazione della propria libreria.

Attenzione, però, questo graphic potrebbe rivelarsi pericoloso: io ho capito di soffrire di forma grave di amore per i libri perché mi sono riconosciuta in tutte le manie descritte. Eppure, per tutto il tempo di lettura, sono stata colta da una piccola, sana dose di meraviglia. Perché i libri nell’opera di Snider si liberano dalla definizione di oggetti e diventano quello che sono nella realtà per i lettori: animali domestici, capi di abbigliamento, compagni di viaggio. Una meravigliosa tavola li definisce specchi, finestre, porte scorrevoli, cappotti (fantastico, diciamolo!), vie di fuga, tappeti volanti.

I libri sono disegnati addirittura come speciali complementi di arredo: del resto tutti i lettori seriali hanno ad un certo punto problemi di spazio e si trovato a dover inventare soluzioni creative trasformandoli in tavolini, fermaporte o libri- segnalibro. Perché, come constata Snider, ci sono sfortunatamente luoghi di spaccio ad ogni angolo ed è impossibile quindi disintossicarsi. Divertentissimo è il racconto della difficoltà nell’abbandonare un libro a metà, il senso di colpa e la voglia di completezza che si scontrano con il guadagnare tempo prezioso per leggere qualcosa che ci prenda maggiormente e lo spazio insufficiente sul comodino: una straziante lotta che termina spesso con l’abbandono del suddetto libro e l’acquisto di altri che potrebbero finire a fargli comunque compagnia.

Personalmente sono stata attratta dall’opera di Snider proprio perché da sempre vengo presa in giro per la mia smodata ossessione per i libri, ma mentre leggevo la cosa che mi ha catturata di più è il modo in cui descrive con ironia e semplicità tutte le fasi del processo creativo, rendendo i suoi fumetti qualcosa di simile a un manuale di creatività, senza perdere il piglio dell’autoironia e offrendo consigli e dritte per superare gli ostacoli più comuni legati alla creatività, facendone quasi una filosofia. Lo fa però non da dispensatore di regole, ma da chi queste fasi le ha attraversate e ha cercato soluzioni di cui ora racconta con quella disarmante sincerità che ci spinge a sentirci capiti e quasi abbracciati. Del resto, in un’intervista pubblicata su Los Angeles Review, Snider dice apertamente:

Mi sento un po’ a mio agio con la vulnerabilità nel mio lavoro.

Se non sei disposto a presentare ai tuoi lettori alcun tipo

di vulnerabilità, non puoi connetterti a un livello profondo.

Solo quando un’opera è aperta e onesta riflette la verità.

Eccolo, quindi, a descrivere il blocco dello scrittore (e del lettore) e suggerirci come superarlo, il rapporto con la pagina bianca, l’ode alle penne perdute, ma anche l’invocazione delle muse (bellissima la tavola in cui invoca i tre Ray della letteratura), il rapporto con la punteggiatura e le mille avventure della poesia. Se non ci si aspetta soluzioni e formule magiche, ma ci si lascia accogliere da una narrazione sincera e leggera è facile essere colti dalla meraviglia e capire il senso dei consigli che l’autore ci regala.

E poi ci sono i piccoli capolavori: le tavole in cui crea gli universi narrativi e creativi. Le pagine dedicate a “La fiera del libro”, “L’evoluzione del lettore”, il “Dipartimento nazionale della poesia” e il “Rifugio per gli scrittori ” sarebbero da strappare e incorniciare se non fosse cosa tragicamente inaccettabile per i maniaci di libri. Per non parlare delle pagine ispirate ad altri autori o le avventure della & commerciale.

La magia di questo libro sta nel fatto che i protagonisti siamo noi insieme all’autore, che ha la speciale capacità di raccontare contemporaneamente storie e consigli, realismo e fuga da esso. Si tratta di avere tra le mani un’opera che ci fa sentire come bimbi che si specchiano, ritrovandosi in immagini che sono calde e accoglienti, mentre spronano al viaggio nella creatività, all’avventura del superare i propri limiti, allo sguardo perduto nel cielo stellato delle storie, che da sempre, lo sappiamo, sono l’ossigeno per tutti gli esseri curiosi, forse un po’ folli, ma sicuramente liberi.

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