Architettura partecipata e cohousing – Progettare e vivere la città insieme

Berlino, si sa, è una città di grande fermento artistico e culturale, un luogo di sperimentazione di nuove forme di socialità, di comunità e di ecologia. Non stupisce, quindi, che uno dei primi esempi di architettura partecipata sia sorto proprio nella capitale tedesca. La stessa di cui avevo parlato qualche anno fa a proposito del caso del Tempelhof, l’aeroporto riconvertito a gigantesco parco urbano, sede di un asilo e di decine di orti condivisi. Questa volta, invece, ho scoperto Berlino per aver dato spazio a una serie di esperimenti di progettazione e architettura partecipata o edilizia collaborativa, esempi di costruzione abitativa che potremmo identificare come autogestita. Ma facciamo un passo indietro…sapete cos’è il cohousing? E cosa non è?! Innanzitutto, anche se ne condivide i principi di base, non è un ecovillaggio come si legge sul sito cohousing.it. Non è neanche un social housing, pur facendo della socialità e delle pratiche di reciprocità un proprio caposaldo. Infine, non è una comune anche se sottolinea e valorizza l’importanza di spazi e servizi comuni. In altre parole, il cohousing è un modo alternativo di abitare che sottolinea la necessità di difendere il diritto alla città e quello all’abitare dalle speculazioni del neoliberalismo che, invece, non fa altro che minarli entrambi, giorno dopo giorno, per un numero di persone sempre più elevato.

I cohousing o Baugruppen (gruppi abitativi, in tedesco) nascono dall’esigenza di trovare un’alternativa a un modello abitativo e di socialità che predilige il profitto da un lato e l’individualismo dall’altro. Come hanno scritto Figueira e Trevisan sulla rivista digitale V!rus, l’intero progetto si basa sulla costruzione collaborativa di un edificio da parte della società civile, senza intermediari. Se paragonati ai prezzi del mercato convenzionale, quelli degli edifici sorti tramite progetti di co-housing risultano in media del 30%. Ma, ovviamente, non è solo una questione di costi. I progetti di baugruppen in diverse città tedesche tra cui Friburgo, Berlino e Amburgo, ad esempio, sono contraddistinti dal desiderio di godere di una migliore qualità della vita in città. L’obiettivo è quello di sviluppare un modello alternativo che prediliga la prospettiva della società civile, la partecipazione, la coesione e l’autodeterminazione di coloro che vi partecipano. Come si legge su The conversation.com, non vi è un modello tipico di architettura partecipativa. Ogni esperienza è a sé stante e prevede soluzioni abitative personalizzabili. Ciò nonostante, è possibile riscontrare dei tratti comuni come la progettazione di spazi che possano favorire scambi e interazioni sociali (sale giochi per bambini e ragazzi, spazi di lavoro e coworking, terrazze e orti condivisi, saune…). Spazi ampi, verdi e aperti che danno priorità alla socialità sono un aspetto essenziale di ogni gruppo abitativo collettivo e collaborativo: spesso, i giardini condivisi sono anche aperti all’intera cittadinanza con l’obiettivo di conciliare incontri e sviluppare un senso di comunità e di appartenenza oltre che di responsabilità per gli spazi che si abitano e i luoghi che si vivono.

Il progetto dello Spreefeld (Berlino), ad esempio, prevede alloggi e soluzioni abitative in grado di favorire una convivenza multigenerazionale e promuovere uno stile di vita eco-consapevole (edifici passivi…), sperimentando al contempo nuovi stili architettonici, tecnologie e design innovativi. Lo spirito che muove l’architettura partecipata è generato dal bisogno di riappropriarsi degli spazi urbani da parte di coloro che li vivono e che, quindi, possono determinarne le caratteristiche essenziali sulla base delle rispettive necessità, dando priorità all’ascolto reciproco, alla progettazione dal basso e alla costruzione di edifici convenienti da un punto di vista economico, sociale, culturale e ambientale. È in questo modo che la cittadinanza si riappropria di un potere decisionale che per lungo tempo è stato appannaggio di pochi attori e di interessi meramente speculativi. È in questo modo, inoltre, che cittadini e cittadine riscoprono un senso di comunità e di condivisione fondamentali per trasformare lo spazio fisico e sociale urbano e dare nuovamente importanza alla vita comune in città.  

Phcredit: www.archdaily.com, bgsalute.it

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