La cosa magica della narrative non fiction è che, se ben fatta, con dietro studi e ricerche, interpretata da autori e autrici che hanno qualcosa da raccontare, può parlare letteralmente di qualsiasi cosa, in qualsiasi modo.
Vago? Certo! Ma è esattamente quello che si prova leggendo Le regine dell’abisso di Rebecca Giggs (Aboca, 2021), naturalista alla sua prima pubblicazione, già pluripremiata e acclamata — e non con un libro da poco, quasi quattrocento pagine di esperienza di cui trenta di sola bibliografia — che parla di balene, di megattere, dell’assoluta meraviglia di trovarsi di fronte a mammiferi di tale grandezza, così antichi, cacciati fino a essere ridotti a poche centinaia di esemplari e poi salvati dalla stessa specie che li aveva mutilati e vilipesi, fino a raggiungere una popolazione di poche migliaia. Le regine dell’abisso parla di ecologia e di esseri umani, della nostra completa incapacità di concepire tutti noi — gli esseri viventi — come un tutto. E lo fa mescolando i generi: da una parte la saggistica pura, dalla scienza al folklore legato alle balene, dall’altra il racconto personale, un amore per i cetacei che inizia dall’infanzia, da quando l’autrice e sua sorella Lucy si aggiravano al Western Australian Museum osservando il gigantesco scheletro di una megattera sospeso sopra di loro, a dominare il museo, continuando con studi e con l’incontro con una balena e il suo cucciolo a largo di Eden, a sette ore di distanza da Sidney.
Rebecca Giggs è una studiosa e autrice australiana, e non è un caso – l’Australia è, come dice la stessa Gibbs, “la nazione con il più alto tasso di estinzione di mammiferi al mondo; e quella con il numero più elevato di specie endemiche uniche” e quella che ha fatto sua la bandiera del ripopolamento. Anche il turismo legato agli avvistamenti fa parte di un’ottica legata al ripristino della popolazione dei cetacei.
E ne Le regine dell’abisso ce n’è davvero per tutti i gusti, c’è pane per chi è appassionato di scrittura naturalistica, per gli appassionati dei cetacei, per chi ama il mare, per gli ambientalisti e per chi vuole una nuova prospettiva con cui avvicinarsi all’ambientalismo e al suo avo prestigioso, l’ecologia, per chi vuole meravigliarsi di fronte alla grandezza della natura, e dei suoi segreti, ma anche per chi è interessato alla cucina e al vegetarianesimo. Se siamo ciò che mangiamo, è vero anche che siamo il luogo in cui abitiamo, l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo.
Le balene lo vivono sulla pelle e nel loro “spesso strato di grasso che attrae agenti tossici liposolubili, assorbendo metalli pesanti molecolari e composti inorganici che comprendono pesticidi, fertilizzanti e altri inquinanti che costellano il mare moderno”, loro malgrado.
Le regine dell’abisso è compendio di conoscenze, è rielaborazione di studi e raccolta di aneddoti, è una grande enciclopedia narrativa ed emotiva dei cetacei, tra Spagna, Australia e Giappone.
Uno dei motivi per cui si legge Le regine dell’abisso lo racconta la stessa Giggs, parlando dei tour di osservazione dell’oceano in barca e del turismo naturalistico in genere: “Siamo venuti per avvicinare un mondo più vasto, che eccede la dimora umana, se non l’influenza umana. Desideriamo stabilire un contatto con qualcosa di selvaggio al di fuori di noi”.