La maglietta rossa di Ben – per vivere basta non essere supereroi

Ben ha dodici anni e il suo primo giorno di scuola alla Hilltown fa veramente paura. Il trasferimento a Londra non è stato semplice, ma mamma e papà pensano che cambiare aria possa essere una buona soluzione per ricominciare, e forse sarà davvero così. Non sembra pensarla alla stesso modo suo fratello maggiore Kyle, convinto invece che giocare alla famiglia felice non porterà a nessun buon risultato.

Quando erano piccoli Kyle e Ben giocavano spesso insieme. Adesso, invece, Ben ha un compito ben preciso da rispettare: fingersi invisibile agli occhi del fratello – e non solo. Fortunatamente Kyle rende tutto più semplice evitando di far cadere il suo sguardo, anche solo per errore, su di lui. 

Il DOC è proprio un tipo strano

Il primo giorno nella nuova scuola è una vera e propria prova per Ben. Obiettivo principale è quello di farsi notare il meno possibile per non sembrare, anche qui, un tipo strano.

Perché sì, Ben è un tipo davvero particolare. Il suo numero preferito è il quattro. Quando cammina per strada lo rassicura il fatto che le macchine abbiano quattro ruote; non gli piace scrivere le parole che non sono di quattro lettere o che non hanno un numero di lettere multiplo di quattro; veste solo e rigorosamente di bianco e nero e la mattina fa colazione solo con la sua tazza gialla.

Non ricordo esattamente il momento in cui ho capito che il quattro era il mio numero. Ho la sensazione che potrei averlo sempre saputo. Però ricordo che quando camminavo di quattro passi in quattro passi, mamma e papà mi sollevavano e mi spostavano, perché era più facile che aspettare che io arrivassi a destinazione. Allora mi mettevo a urlare come un forsennato, perché loro non capivano che dovevo farlo per tenerci tutti al sicuro.

Le stranezze di Ben hanno un nome ben preciso e una diagnosi: DOC – Disturbo Oppositivo Compulsivo. La prima persona a capirlo si chiama April e diventerà la migliore amica di Ben.

Lily Bailey, in La maglietta rossa di Ben, editoin Italia da Rizzoli, con la traduzione di Silvia Cavenaghi, ci racconta una storia che parla di disagi profondi, di gestione dell’emotività e della difficoltà di sentirsi accettati e inclusi, ma lo fa con una dolcezza e delicatezza tali da renderla una storia che riesce a farci riflettere sull’importanza dell’amicizia e dell’empatia.

La famiglia per Ben e per Kyle non è un luogo sicuro e un nido confortevole. Il padre li lascia dopo sole cinque settimane dal trasloco, stanco di dover gestire una moglie che affoga le proprie frustrazioni e preoccupazioni nell’alcool. La madre prova come può a raccogliere i pezzi di una carriera e di un matrimonio finiti male, rincorrendo costantemente il desiderio di essere donna e mamma perfetta.

Ci vuole coraggio a smettere di essere un supereroe

In questo caos, che è la sua vita quotidiana, Ben non ha altra scelta che provare a essere un supereroe e proteggere chi gli sta a cuore. Farlo non è così semplice, soprattutto se a complicare il tutto subentrano i Pensieri che dicono che succederà qualcosa di brutto se non fa le cose come si deve.

Con le parole giuste e con la delicatezza di chi, per prima, ha vissuto dentro una testa rumorosa, Lily Bailey trasporta ә lettorә all’interno delle dinamiche che governano il Disturbo Oppositivo Compulsivo. Un mondo fatto di paure e frustrazioni che, però, possono essere domate. Ben combatte ogni giorno con il bullo che è nella sua testa e probabilmente continuerà a combatterlo per il resto della sua vita, ma alcune persone possono aiutarlo, prima tra tutte April.

L’amicizia è l’arma più efficace all’interno del romanzo. Per April Ben riuscirà a salire su un autobus, a indossare un abito di carta grigio e a iscriversi a un gruppo di arte dopo la scuola. Per lei sarà in grado di mettere da parte le sue paure, zittire i Pensieri e far parlare – e agire – il coraggio.

L’amicizia, però, non è l’unica arma. Se l’empatia e la gentilezza sono punti cardine del romanzo, non manca una dimensione più realistica e concreta, quella della scienza. Anche se attraverso un linguaggio che si rivolge a un pubblico principalmente di adolescenti, l’autrice inserisce nel romanzo degli elementi più scientifici e medici che ben illustrano la realtà di un DOC. Dinesh, lo psicoterapeuta che seguirà Ben nel suo percorso, è la figura attraverso la quale questa realtà viene introdotta. I dialoghi tra lui e il protagonista permettono di chiarire, anche se in maniera non approfondita, alcune delle cause che possono portare all’insorgenza di un Disturbo Ossessivo Compulsivo, e di illustrare alcune delle strategie che possono risultare efficaci per imparare a gestirlo.

Lily Bailey è riuscita a creare un protagonista nel quale tantә ragazzә possano riuscire a riconoscersi o con il quale empatizzare, ma soprattutto ha deciso di usare la scrittura come strumento per raccontare, far conoscere e accettare.

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