Wood Wide Web – Il mondo segreto degli alberi

Parlare di vita sociale in un momento in cui questa è stata globalmente messa in pausa potrebbe risultare una scelta di cattivo gusto o quanto meno discutibile. Tuttavia, le scoperte sulla vita sociale delle foreste ad opera della scienziata Suzanne Simard, non possono essere taciute. Come riportato da Internazionale tramite la pubblicazione dell’articolo di Ferris Jabr apparso sul New York Times Magazine, le ricerche di Simard, inizialmente sottostimate e in larga parte ostacolate, hanno portato a una scoperta di portata rivoluzionaria nel campo delle scienze naturali, mettendo in discussione numerose teorie bioecologiche e al contempo scardinando diversi principi fondanti delle scienze forestali. Simard, infatti, studiando le dinamiche e i legami fungini tra l’abete di Douglas e la betulla nelle foreste della British Columbia (Canada), ha messo in luce come, sotto la superficie, alberi e funghi collaborino e formino alleanze dette micorrize che risultano fondamentali per il prosperamento delle radici degli alberi grazie allo scambio di sostanze nutritive e carbonio. Nel corso degli anni, le scoperte di Simard sull’interazione tra alberi (anche di specie diverse) e funghi hanno contribuito a ribaltare le conoscenze sugli ecosistemi forestali, dimostrando come gli alberi non siano individui solitari bensì estremamente connessi tra loro grazie ai circuiti delle micorrize che trasportano acqua, carbonio, sostanze nutritive ma anche ormoni e segnali di allarme. Sotto la superficie, dunque, scorre un intricato sistema di “cavi” che trasporta informazioni vitali. Solitamente, gli alberi più vecchi e più grandi, conosciuti come Mother tree o alberi madre, favoriscono il passaggio di queste sostanze agli alberi più giovani, i quali hanno molte più probabilità di prosperare se rimangono in rete.

È questo che ha spinto i più a coniare una nuova espressione, il Wood Wide Web, apparsa per la prima volta su Nature nel 1997. Il principio, infatti, è lo stesso che regola il World Wide Web cibernetico e trasforma le foreste in qualcosa di più di un semplice insieme di alberi. Circa un anno fa, la BBC ha pubblicato un bellissimo video in cui mostra chiaramente che gli alberi comunicano tra loro, commerciano e si dichiarano guerra grazie a una fitta rete di funghi che crescono dentro e intorno alle loro radici. Questi inviano i nutrienti agli alberi e in cambio ricevono zuccheri per vivere. Anche gli alberi malati o morenti svolgono una funzione fondamentale: prima di morire, infatti, questi inviano le risorse rimanenti alla rete fungina che, a sua volta, sostiene gli alberi in salute. Infine, in occasione di un attacco da parte di parassiti e altri ospiti indesiderati, l’invio di messaggi di allarme tramite segnali chimici rappresenta una trovata a dir poco geniale per far sì che gli altri alberi ergano le loro difese. Anche se non mancano casi di parassitismo e di sabotaggio da parte di alcuni esemplari specifici (le orchidee, ad esempio), ciò che gli scienziati hanno scoperto guidati dal lavoro pioneristico di Simard è che le gli alberi si comportano in modo altruistico gli uni con gli altri, comunicando, sostentandosi anche a grandi distanze e proteggendosi a vicenda tramite un sistema infrastrutturale complesso e affascinante.

Si tratta di una vera e propria rivoluzione poiché per la prima volta si analizzano gli alberi come parte di un insieme connesso e interdipendente, una lettura molto diversa da quelle di stampo darwiniano che, invece, si sono a lungo concentrate sulla prospettiva dell’individuo, sull’idea di contesa, di lotta e di competizione tra specie per sopravvivere e riprodursi. Le ricerche più recenti, invece, ci dimostrano che l’essenza di una foresta non è da ricercare nell’egoismo tra gli esseri viventi che la costruiscono, bensì nella loro complessa, labirintica e spesso inimmaginabile relazionalità: “Mi avevano insegnato che ogni albero deve vedersela da solo, ma non è così che funziona una foreste” ha affermato Simard in una conversazione intrattenuta con il giornalista scientifico Ferris Jabr nell’estate del 2019. Ciò che Simard si è chiesta, dunque, è se la cooperazione è fondamentale per l’evoluzione tanto quanto la competizione. La grandiosità delle sue teorie, soprattutto, sta nell’aver fatto progredire la ricerca biologica e genetica affermando che la cooperazione tra gli alberi avviene non solo tra esemplari della stessa specie ma anche tra quelli di specie diverse. Per altri scienziati, invece, quella che sembra “una cooperazione collettiva”, è piuttosto intesa al pari di “uno sfruttamento reciproco”, senza alcun rimando alla generosità genuina di cui parla Simard bensì sottolineando il carattere di commercialità che in realtà guida i funghi e gli alberi.

Ad ogni modo, qualunque siano le motivazioni, il risultato sembra non cambiare molto: tra alberi, funghi e nutrienti non vige il dogma dell’individualismo bensì quello della reciprocità. Come osserva Jabr, “la specie umana non è l’unica che eredita le infrastrutture delle comunità del passato” riferendosi alle relazioni funzionali tra le altre specie viventi.  Gli studi di Simard e altri potrebbero anche aiutarci a ripensare il rapporto antropico con le foreste, costituite da esseri viventi sensibili e altamente percettivi, e migliorarne la gestione.  Ad esempio, potrebbe spingerci a modificare alcune pratiche di silvicoltura che risultano dannose per alcuni alberi e favorire la preservazione dei cosiddetti alberi madre, le cui reti micorriziche più robuste sono essenziali al prosperamento delle piante più giovani. I principi degli studi di Simard, inoltre, si legano alle conoscenze e alle tradizioni aborigine secondo cui tutto è interconnesso e sistemico e come tale deve essere trattato. È facilmente intuibile che i principi ispiratori dei primi coloni europei abbiano a lungo ignorato o addirittura rifiutato una simile visione, per adottare una prospettiva basata sul profitto, intendendo la natura come nettamente distinta dalla specie umana che, quindi, aveva tutto il diritto di appropriarsene e sfruttarla a proprio vantaggio.

Specialmente alla luce di una crisi climatica sempre più perturbante, le ormai decennali ricerche di Simard e del suo team dimostrano quanto ancora abbiamo da imparare sul funzionamento del mondo non-umano e, al contempo, quanto quest’ultimo sia importante nel guidarci verso la realizzazione di una transizione ecologica e socio-culturale che rispetti i principi di giustizia ed equità e che si basi sul legame empatico tra le specie.

La prossima volta che passeggeremo e attraverseremo una foresta, chiediamoci anche cosa scorre sotto i nostri piedi. Facendo attenzione anche a ciò che è apparentemente nascosto, il nostro cammino potrebbe acquisire un fascino del tutto nuovo.

Phcredit: Beatrice Ruggieri, Via degli Dei.

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