Mondi di Poesia: W.W. di Henry Ariemma

W.W. ovvero Dama maravigliosa (Kolibris edizioni) è un libricino denso, di quelli che colpiscono alla prima lettura e ti lasciano con molto da pensare. Questa è una caratteristica ricorrente nella poetica di Henry Ariemma. Chi segue da tempo questa sezione, sentirà senz’altro familiare questo nome: qualche tempo fa, proprio su tropismi, ho avuto l’immenso piacere di intervistare Henry su Un gallone di kerosene (Transeuropa). Già allora si rivelò un’esperienza stimolante e molto positiva; non potevo quindi lasciarmi sfuggire l’occasione per tornare a parlare di poesia con lui. 

La raccolta, W.W. ovvero Dama maravigliosa, è una dichiarazione d’amore a tutto tondo, e come tale si presenta al lettore. È poesia che deve essere letta ad alta voce, ma in solitaria, privatamente; è confessione segreta, ma che non può più rimanere tale, e che quindi divampa per noi.

“W.W. ovvero Dama Maravigliosa”, partirei proprio dal titolo dell’opera. È la promessa di una poetica d’amore, l’annuncio di un intento d’elegia. Non ti chiederò l’identità di questa dama: l’anonimato le conferisce autorevolezza, la eleva a topos letterario; dunque, perché scrivere oggi una raccolta di poesie d’amore per una dama?

Sottolineando l’oggi che è centrale nella domanda, vorrebbe dire, chiedo: liberati da un mondo che più non ci appartiene? Al quale siamo lontani come sentire di uomini e donne? Non credo e quindi è un sentire.
E per questo sentire intramontabile si può scrivere anche oggi una raccolta di poesie d’amore che possa portare a riscoprire ciò che si è (dentro) anche inconsapevoli.
Prova ne sono le tante celebrazioni (di cui abbiamo sempre bisogno) degli autori del passato e in questi anni per Dante dove mai (pare) ci eravamo resi conto (soprattutto a scuola) della ricchezza e dei mondi da riappropriare anche lontani che lavorano in noi e ci determinano ancora quotidianamente.

Dama Maravigliosa, Wonder Woman italianizzato, è un senhal molto interessante. Da filologo è difficile non cogliere un riferimento alla cultura trecentesca, in particolare Giacomo da Lentini e Dante, ma anche ai trovatori; e in effetti sparsi un po’ ovunque nella raccolta sono presenti richiami all’amor cortese, come per esempio la figura del cavaliere.  C’è molto di questa poetica, non trovi?

Potrei aggiungere anche il Minnesang come letture ma non “a maniera di” quindi manierista (dalla pittura) a volere o provare di scrivere per quella temperie ma solo un richiamo determinanti l’uomo-cavaliere all’essenza e per i modi all’esistenza e al tentato amore.

Una delle sezioni che più mi ha convinto è quella di Laccio, dove descrivi il rapporto-legame con i genitori. Sono poesie molto nostalgiche e a tratti dure. Ho particolarmente apprezzato le quattro poesie “Hai fatto di tutto” (nel conteggio inserisco anche “Alla porta hai messo piante”), dove è presente questo legame affettivo che però è anche costrizione. Giochi molto su questa tematica: il legame inteso non solo come affezione, ma anche come catena che impedisce la realizzazione dell’individuo. E accanto a tutto questo c’è la nostalgia. Vorrei che parlassi ai lettori di tropismi di questo “laccio”.

Sì, nella sezione c’è un legame con i genitori che sono casa ma non nostalgia e neanche linguaggio come lo sono persi nel rude protolinguaggio dei dettami, perché la nostalgia che è in sintesi un voler tornare a casa, alle origini; qui è un saluto, un allontanamento al proprio sé, rivissuto con dolore e distanza.
Legame di nostalgia invece è il dato ambiente irripetibile, fatto di artigiani, di cani che inseguono, di un lago e un treno e con cose che si trovano e poi si perdono.
Tornando al giusto commento alle quattro poesie, aggiungo che si condensano bene con termini quali catene e costrizione e anche l’affezione che generalmente intende affetto, in questo caso, filosoficamente intende una passività obbligata alla conoscenza e contraria all’azione.
In conclusione, indico al vero “laccio” non tanto in quello che si vorrebbe saldo al cuore ma come quello che dal cuore parte e aggancia altro.

C’è una poesia della raccolta alla quale ti senti molto legato?

Come dicevo prima del legame DAL cuore, sono legato alle poesie dei poeti che in contesti, con poetiche e anche in tempi diversi scopro attinenti ai significati con quelle della raccolta e quindi valgono per me da epigrafi non scritte.

Come è stato scrivere poesia in tempi di Covid?

Scrivere poesie non è difficile; difficile è viverle. (Charles Bukowski)

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