In alto i fazzoletti rossi! – Intervista a Roberta Marasco

Mi piacerebbe arrivare a scuola domani e che le mestruazioni non fossero un segreto, anzi, che fosse fortissimo averle, tanto che tutte andrebbero in giro con un fazzoletto rosso, tipo, per vantarsene.

Parlare di mestruazioni non dovrebbe essere un tabù. Dall’inizio dell’anno ho letto libri e visto documentari, ma una delle cose più belle è stata sicuramente partecipare a un questionario indetto da Martina Ghedini, creatrice del progetto Period Party, sostenuto da Giulia Cuter e Giulia Perona alias Senza rossetto (che Silvia ha intervistato qui). Nell’ultima newsletter di Senza rossetto si parla proprio dei risultati del questionario (qui ne trovate una parte, per leggerla tutta, invece, iscrivetevi!). Al questionario hanno risposto anche diversi uomini perché le mestruazioni – mi sembra sempre doveroso ricordarlo – non sono “roba da donne”. Purtroppo però la strada da fare è ancora lunga, occorre informarsi, parlarne ad alta voce e provare a cambiare le cose.

Delle tante letture a tema ciclo una me ne è piaciuta particolarmente ed è Fazzoletti rossi, un romanzo per adolescenti, scritto da Roberta Marasco e pubblicato da Il Battello a Vapore all’inizio di quest’anno. È una storia molto bella e sincera, ambientata ai giorni nostri, che affronta non soltanto la tematica delle mestruazioni, ma anche del bullismo, della tecnologia (il social protagonista è TikTok), di famiglie e di rapporti tra figlie/i e genitori.

La tredicenne Camilla, orfana di madre, si è appena trasferita con il padre e il fratello minore a casa della nuova fidanzata del padre ed è stata anche costretta – per via dello spostamento in un altro quartiere – a cambiare scuola e dunque a lasciare la sua quotidianità, la sua casa e le sue amiche. Dall’altro lato c’è Luna, famosissima tiktoker, con un padre che lavora all’estero e una madre femminista che vorrebbe sfondare nel mondo dei fumetti e dell’illustrazione.
Luna e Camilla si ritrovano nella stessa classe e, inizialmente, nulla sembra legarle. Le due ragazzine sono molto diverse: Luna è popolare e sicura di sé, Camilla, invece, è timida e silenziosa.
A un certo punto un video in cui Camilla parla del suo menarca diventa virale e la ragazzina si ritrova a essere al centro dell’attenzione, pur non volendo, e oggetto di meme e varie prese in giro. Sarà dopo quell’evento che Luna inizierà a riflettere su chi e ciò che le sta intorno e capirà che l’unione fa la forza e che anche il più grosso dei problemi, insieme, fa meno paura.

Incuriosita dai tanti spunti che il romanzo offre, ho fatto qualche domanda a Roberta Marasco.

Ciao Roberta! Innanzitutto grazie per l’opportunità!
Grazie a te!

Come ti è venuta l’idea di scrivere questa storia?
Era da un po’ che volevo scrivere un romanzo per ragazze e ragazzi e quando il post di Rosapercaso Ho le mestruazioni! è diventato virale, ho iniziato a riflettere sulla necessità di parlarne di più, soprattutto alle ragazzine di 11, 12 anni, l’età delle prime mestruazioni, appunto. Mi sono detta che era assurdo che non trovassero più spesso, nella narrativa rivolta a loro, quello che avrebbe scandito la loro vita ogni 28 giorni. Non volevo scrivere un romanzo manifesto, o un romanzo “femminista”. Volevo semplicemente che le mestruazioni avessero un ruolo importante nella trama, proprio come ce l’hanno nella vita delle ragazze.

È il tuo primo libro per ragazzi. È stato difficile?
È stato difficile trovare la voce giusta. Mi ha aiutato moltissimo avere una figlia di quell’età, anche se per il gergo ho dovuto chiedere aiuto alle amiche italiane e ai loro figli, perché lei parla in catalano con le sue amiche. L’altra difficoltà è stata trovare un equilibrio fra la franchezza e i toni espliciti, e la tenerezza che resta comunque necessaria a quell’età. Non volevo che fosse un libro aggressivo o provocatorio, al contrario, volevo che servisse a normalizzare e a tranquillizzare.

Roberta Marasco
© Isidre Garcia Puntí

Nel tuo romanzo dissemini molti riferimenti alla cultura di questi anni, mi viene in mente il documentario sulle mestruazioni in India e credo che tu ti riferissi a Period
Sì, il documentario che cito nel libro è proprio quello!

Ecco, volevo chiederti, hai dovuto fare delle ricerche per capire cosa leggono, guardano, ascoltano le e gli adolescenti? E tra queste “scoperte” c’è un libro, un film, una serie tv o una/un cantante che ti ha particolarmente colpito e che ti ha dato l’impressione che “parli” davvero ai giovani e di giovani? E soprattutto che allo stesso tempo possa parlare alle e agli adulti per fargli imparare qualcosa sull’adolescenza di oggi?
Ho dovuto informarmi soprattutto su TikTok, che è un altro degli argomenti del libro, perché volevo capirlo, provare a entrare nelle sue dinamiche. Non ci sono riuscita, confesso, sono troppo vecchia, ma ho imparato a non demonizzarlo. TikTok è un contenitore che può essere meraviglioso e ricco di spunti (ci si trovano ricette fantastiche, per esempio!) e anche di sciocchezze e falsità. Come qualunque contenitore e come qualunque social. Se ci indigna perché le ragazzine si atteggiano a pornostar il problema è chi guarda quei video cercando una pornostar, non il mezzo che viene usato.
Quanto alle serie, premesso che non ho potuto vedere Skam Italia dalla Spagna, purtroppo, l’impressione che mi sono fatta è che per trovare i temi che interessano ai ragazzi di quell’età si finisce spesso per vedere serie straniere e spesso con un target teoricamente più alto, ma che poi nella pratica corrisponde. A 12, 13 anni guardano Elite, Sex Education, The end of the f***ing world, perfino Vis a vis. Fra i romanzi, invece, il primo che mi viene in mente resta Stargirl, di Jerry Spinelli, che secondo me rappresenta alla perfezione quella tappa della vita, ancora sospesa fra infanzia e adolescenza, fra la ricerca di un’identità propria e il bisogno di appartenenza.

Oltre alla tematica fondante delle mestruazioni, nel tuo libro ce ne sono tante altre importanti e valide: il rapporto genitori-figli, la presenza di famiglie differenti da quella normale del Mulino Bianco a cui ormai ci stiamo disabituando (per fortuna) e poi c’è il bullismo, che con i social è indubbiamente aumentato. Cosa ne pensi riguardo a bullismo e tecnologia?
Io credo che le generazioni attuali siano molto più consapevoli al riguardo rispetto a noi, ci sono cresciute in mezzo, hanno imparato a tappare la webcam con lo scotch e a riconoscere i virus prima di noi. Sanno che ogni video è rischioso e che le immagini e gli screenshot circolano con una rapidità allarmante. Lo sanno perché in qualche misura tutti conoscono qualcuno a cui è successo. Ma è un’età in cui non sempre ti fidi della testa, purtroppo o per fortuna, e il danno che possono fare quei video e quelle foto resta enorme. Più ne parliamo, più sarà facile superare l’ostacolo principale al momento di denunciare, ossia la vergogna e il senso di colpa.

Fazzoletti rossi è un libro che si presta molto a essere lettura scolastica. Perché le e gli insegnanti dovrebbero consigliarlo?
Posso dirti perché mi piacerebbe che lo facessero: perché è importante che di mestruazioni si parli soprattutto a scuola, in uno spazio pubblico, che definisce le regole e il modo di approcciarsi poi alla società. È fondamentale che le mestruazioni abbiano uno spazio nei discorsi “ufficiali”, che siano rappresentate nei bagni della scuola con una “scatola rossa” o una “tampon box” per gli assorbenti, che trovino spazio nell’attività didattica. Ogni tanto i miei figli tornano a casa con un’intervista da fare ai genitori, sulla musica che ascoltavamo o i nostri giochi… ecco, quanto mi piacerebbe che un giorno tornassero con un’intervista sulle mestruazioni, maschi e femmine, da fare alle donne e agli uomini di casa!

Hai creato da poco anche il blog di Fazzoletti rossi in cui raccogli i racconti delle prime mestruazioni delle persone. Utilissimo a mio avviso, perché più se ne parla, più magari l’argomento non sarà più considerato come un tabù. Che riscontri stai avendo?
È meraviglioso. Ogni volta che lo apro e aggiungo qualche storia appena arrivata mi commuovo, per la quantità di esperienze che raccoglie. Ci sono la vergogna, la paura, il disagio per l’annuncio ai parenti, ci sono le risate crudeli dei coetanei, ma ci sono anche tanti momenti di tenerezza, c’è tanto amore, c’è la rosa rossa regalata dal padre, ci sono i pasticcini portati a casa per festeggiare, ci sono momenti bellissimi di complicità femminile e di solidarietà, ci sono tutti i nomi curiosi usati per non dire quello giusto. È un peccato che non se ne parli di più, davvero.

Si parla sempre più di femminismo. Secondo te qualcosa sta cambiando? Parli spesso di argomenti inerenti al femminismo sul tuo blog Rosapercaso
Sì, sta cambiando moltissimo, grazie al cielo. Io credo che i social abbiano aiutato le donne a trovare la loro voce, a farsi sentire in una società in cui i mezzi e i canali principali di comunicazione erano (e continuano sostanzialmente a essere) tutti occupati dagli uomini. I social sono un’occasione per ritrovarsi, per scoprire contenuti insieme, ma sono soprattutto un’occasione per raccontarsi e non c’è niente di più rivoluzionario di una donna che si racconta. Perché per ogni racconto ci saranno altre dieci, cento, mille donne che scopriranno finalmente di non essere sole e di non essere sbagliate. E che quindi la colpa non è loro.

Ci consiglieresti un testo per te imprescindibile che aiuti a conoscere meglio il ciclo e che aiuti a sconfiggere questo tabù?
Io ho trovato bellissimo Questo è il mio sangue, di Elise Thiébaut, pubblicato da Einaudi. Non solo perché è ricco di informazioni, dati e spunti preziosi di riflessione, anche perché si legge con grande piacere e facilità.

 

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